Si abbracci chi può!
Si abbracci chi può!!!
Gli abbracci hanno un linguaggio, ciascun abbraccio un linguaggio proprio. Ogni abbraccio ha qualcosa da dire e da donare, tanto a chi lo dà, quanto a chi lo riceve. Abbracciare è comunicare perché si attribuisce ad esso un senso ed un significato che si desidera trasmettere.
Ci sono tanti modi di abbracciare, ciascuno cambia in base allo stato d’animo, alla circostanza, alla persona a cui andiamo incontro o che cerca le nostre braccia.
Ci sono gli abbracci con un solo braccio, quelli dati di lato, quelli vigorosi, quelli prolungati, quelli cortesi e delicati e quelli seduttivi. Ogni abbraccio rappresenta qualche parte di noi e ci dice qualcosa di più su chi siamo e come siamo in quel momento.
Non ho trovato modo migliore per narrare il linguaggio dei messaggi se non con una poesia di Pablo Neruda che si intitola proprio:
“Quanti significati sono celati dietro un abbraccio?”
Che cos’è un abbraccio se non comunicare, condividere
e infondere qualcosa di sé ad un’altra persona?
Un abbraccio è esprimere la propria esistenza
a chi ci sta accanto, qualsiasi cosa accada,
nella gioia e nel dolore.
Esistono molti tipi di abbracci,
ma i più veri ed i più profondi
sono quelli che trasmettono i nostri sentimenti.
A volte un abbraccio,
quando il respiro e il battito del cuore diventano tutt’uno,
fissa quell’istante magico nell’eterno.
Altre volte ancora un abbraccio, se silenzioso,
fa vibrare l’anima e rivela ciò che ancora non si sa o si ha paura di sapere.
Ma il più delle volte un abbraccio
è staccare un pezzettino di sé
per donarlo all’altro
affinché possa continuare il proprio cammino meno solo”
(Pablo Neruda)
L’abbraccio segna il tempo e segna la relazione, dice padre Giovanni Salonia in una sua catechesi ed ha ragione.
L’abbraccio segna proprio il tempo e la relazione.
Infatti, il primo tempo che impariamo è quello dell’assenza e della mancanza quando, da neonati, piangiamo reclamando, prima ancora che da mangiare, l’abbraccio materno.
Attraverso il contatto con il corpo materno, nel caldo e tenero abbraccio della mamma, il bimbo si tranquillizza imparando che nella propria vita c’è estrema necessità dell’altro.
L’altro, con la sua presenta diventa ricchezza, generatore di relazione e così di vita.
Se la relazione è vita e, la vita è tempo, allora l’abbraccio rappresenta il mondo per vivere il tempo e la relazione in pienezza. Qui e Ora.
Qual è il tempo di un abbraccio? La scienza dice che in media un abbraccio dura dai 4 ai 5
secondi, in base a molteplici fattori: l’intimità, il tipo di rapporto, la circostanza, lo stato d’animo e così via… tuttavia penso che siano davvero pochi 4 o 5 secondi per dirsi qualcosa, specialmente per le persone come me che hanno sempre qualcosa da dire….
Credo che tra i motivi di un tempo così breve ci sia la difficoltà che l’uomo dei nostri giorni ha di entrare in contatto fisico ed intimo con i suoi simili.
l sociologo Bauman in una sua intervista di qualche anno fa parlava di “muro di vetro”, riferendosi a quello dei nostri smarthphone e PC, quei
muri di vetro ci difendono dalla relazione a volte anche falsandola e dall’altro anche quando non dovrebbero. Ci limitano anche se non è necessario, finendo per farci perdere l’occasione di “sentire” l’altro e non temere la sua presenza nella nostra vita.
Questo è il paradosso della nostra epoca: la vicinanza, sebbene tanto desiderata, ci fa paura.
Si teme che la vicinanza ci rubi la libertà, facendoci credere di essere prigionieri dei nostri stessi desideri, vissuti però alla luce del timore di perdere qualcosa: tempo, spazio, possibilità nuove.
Se invece avessimo il coraggio di osare e prolungare a 20 i secondi il tempo di un abbraccio, cosa accadrebbe?
Venti secondi sembrano pochi ma vi assicuro, se non ci sentiamo bene con noi stessi e con l’altro, diventano un’infinità!
Quindi, prolungare di una mangiata di minuti il tempo di un abbraccio apporterebbe notevoli benefici a livello fisico e mentale, favorendo la calma ed il rilassamento.
Questo avviene perché un abbraccio di circa 20 secondi produce nel nostro corpo un ormone chiamato ossitocina, noto anche come l’ormone del piacere e dell’amore e ci fa stare bene. Lasciamo, pertanto, che l’abbraccio ci riempia il cuore oltre che le braccia, come auspica una citazione famosa di un romanzo americano. Lasciamo andare i nostri timori di vicinanza.
Molliamo la presa da tutto ciò che ci tiene lontano dall’altro, prima di tutto la paura di non essere voluti.
Accogliamo e lasciamoci accogliere da chi con la sua presenza vuol dirci che ci vuole bene, che
siamo importanti per lui o per lei, che valiamo, che valiamo anche la pena di rischiare, anche il pericolo della paura anzi, che insieme possiamo superarlo quel pericolo. Saldi sulle nostre gambe, sostenendoci con equilibrio, riscaldandoci vicendevolmente con tenerezza.
Abbracciandoci.
Abbracciamo perché la dolcezza dell’abbraccio diventi promessa di un domani migliore….ed allora, si abbracci chi può!