Ma quanto è difficile cambiare?
Ma quanto è difficile cambiare?
E’ una domanda che mi pongo da un po’ e che si rinnova molto di frequente tra i miei pensieri, specialmente quando la mia strada incrocia la vita di qualcuno che mi chiede di essere aiutato.
La stessa domanda diventa quasi ingombrate quando quella persona che chiede aiuto, in realtà si mostra restia al cambiamento, manifestando difficoltà nell’accostarsi ad un’alternativa diversa dalla propria abitudinarietà.
La resistenza al cambiamento è una realtà abbastanza frequente. Molte persone, pur di non cambiare, permangono in una condizione di stallo, sebbene si sentano da essa danneggiati.
In ambito terapeutico diversi pazienti, seppure spinti dalle migliori intenzioni, preferiscono restare nella condizione di malattia che li affligge piuttosto che provare la via della guarigione e molto spesso abbandonano il percorso terapeutico adducendo alla scelta variegate motivazioni.
Tuttavia, il più delle volte, sia nella vita che in terapia, la vera spiegazione per il mancato cambiamento sta proprio nella paura di cambiare.
Vi dicono qualcosa il proverbio: “Chi lascia la via vecchia per quella nuova, sa quello che lascia ma non sa quello che trova”? Oppure la massima molisana: “Lascia stare il mondo come si trova”?
Probabilmente vi suggeriscono di non andare oltre il conosciuto, di non fare quel famoso “passo nuovo” di cui abbiamo parlato tante volte negli articoli precedenti.
Paradossalmente, si ha l’illusione di stare meglio nel “male” che si conosce piuttosto che nel “bene” che non si conosce ancora.
L’ignoto fa paura e la paura talvolta vince sulla possibilità di cambiare e di migliorare.
Nello scorso articolo c’era l’invito a trovare il coraggio di provare, diceva: “potrebbe andare male ma se invece andasse bene?”.
Se andasse bene molte cose potrebbero diventare meno difficili, meno complicate, meno dolorose, in due parole: potrebbero cambiare.
Per tanto tempo, ho fatto dei proverbi che ho citato poco fa il motto della mia vita ma ad un certo punto ho sentito che quella strada vecchia non mi portava più in alcun posto nuovo ed allora ho smesso di “lasciare il mondo come si trova” e mi sono messa a lavoro, ho cominciato a provare e ho cominciato a cambiare.
Ho cambiato aspetti di me, modi di pensare e di fare, lo sguardo verso il mondo circostante e verso me stessa.
Ho messo mano alla mia vita, ho provato a migliorarla seguendo la direzione che mi ha indicato il cuore e sono giunta al traguardo che desideravo.
Felice per tante belle novità a cui sto andando incontro resta un briciolo di rammarico per non poter continuare per un po’ a scrivere articoli.
Non volevo lasciare questa rubrica, nata da una scommessa e da una amicizia, senza mostrare la mia gratitudine per chi mi ha chiesto di scrivere e per chi, ogni volta, mi ha letto, regalandomi like, condivisioni, apprezzamento e meravigliose parole di stima e riconoscenza.
In questi anni, contrariamente ad ogni mia aspettativa, ho trasformato pensieri in parole che hanno incontrato i vostri cuori, aperti ed accoglienti e non posso andare via senza il solito augurio che ha chiuso la maggior parte dei miei scritti e che, pur essendo sempre lo stesso si rinnova ogni volta:
Buon cammino sulle strade della vita con il desiderio sempre vivo nel cuore di fare quel passo nuovo, capace di portarci oltre i limiti che celano al nostro sguardo orizzonti nuovi e possibili!
A presto
dott.ssa Antonella Petrella, Psicologa-Psicoterapeuta