La chiave della Speranza
La storia ci ha mostrato più volte che il nostro è un Dio fedele che mantiene le promesse.
Promise ad Abramo una discendenza numerosa, una terra in cui prosperare e diventare benedizione per i popoli e lo stesso fece con Giacobbe, lo stesso fa ancora oggi con ciascuno di noi: ci promette la felicità.
Abramo e Giacobbe gli credettero e vennero ricompensati.
Dio mantenne la sua Parola, da loro nacque una stirpe eletta.
Loro gli credettero, si fidarono di quanto Egli promise sebbene dovettero lasciare le sicurezze, la propria terra, la famiglia e mettersi in cammino non senza difficoltà, non senza prove.
Immagino che non sia stato semplice, pur essendo i “padri della fede”. Probabilmente neppure sapevano, fino in fondo, quale sarebbe stata la storia che Dio stava facendo con loro ma si fidarono e lo seguirono.
Cosa avremmo fatto noi difronte ad un Dio che nel momento meno opportuno e favorevole ci promette la felicità di cui abbiamo bisogno?
Ci fidiamo? Gli crediamo?
Eh, no! La vita di ciascuno di noi, senza generalizzare e banalizzare, ci mostra come, difronte alle promesse di un Dio che ci ama e vuole il meglio per noi, invece di crederli, ce ne dimentichiamo, ci disperiamo, ci sentiamo soli ed abbandonati, perdiamo ogni speranza, come accade a quei due discepoli sulla via di Emmaus.
Eppure la Sua Parola è ricca e benevola nei nostri confronti, più volte ci ricorda la Sua indiscussa presenza.
Per esempio, nel Libro del Deuteronomio dice: “Siate forti e coraggiosi, non temete e non vi spaventate di loro, perché il Signore, il tuo Dio, è colui che cammina con te; egli non ti lascerà e non ti abbandonerà” (31, 6).
In Isaia 41,10 c’è scritto: “Non temere perché Io sono con te; non smarrirti perché io sono il tuo Dio. Ti rendo forte e anche ti vengo in aiuto”.
Nel libro del profeta Geremia nel capitolo 29 ai versetti 11-14 dice ancora “Io, infatti, conosco i progetti che ho fatto a vostro riguardo – dice il Signore – progetti di pace e non di sventura, per concedervi un futuro pieno di speranza. Voi mi invocherete e ricorrerete a me e io vi esaudirò; 13 mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il cuore; mi lascerò trovare da voi – dice il Signore – cambierò in meglio la vostra sorte”.
Ma perché noi invece che fidarci e sperare in quei “progetti di pace”, ci disperiamo?
Perché?
Psicologicamente accade che, quando succede qualcosa di brutto ed inaspettato, qualcosa che non possiamo controllare e risolvere con le nostre sole forze, ci sentiamo chiusi in un vicolo cieco, bloccati a tal punto che la disperazione prende il sopravvento poiché, dalla posizione di svantaggio in cui ci troviamo, non riusciamo a vedere nessuna altra via di uscita.
È molto meno dispendioso e, quindi più facile, cedere ai pensieri negativi che si fanno abilmente spazio nella nostra mente piuttosto che impegnarci nella ricerca di strade alternative, forse in salita ma che portano a quella agognata via di uscita.
Tuttavia, è pur vero che, a rendere meno agevole il cammino verso la speranza, è proprio il mondo in cui viviamo, un mondo ed un modo di fare, dettato dalla società circostante, che lentamente ci impoveriscono e ci rubano le prospettive future, lasciandoci un profondo vuoto interiore difficile da colmare.
Nel contesto consumistico in cui regna l’apparenza più che l’essenza, è più facile che la disperazione si faccia spazio facendoci sperimentare quel senso di abbandono e solitudine che finisce per toglierci le forze, facendoci mollare la presa invece di credere a quelle promesse e lottare.
La disperazione diventa così uno dei nostri peggiori nemici, ci ottenebra la vista, ci toglie la forza e ci convince che mai più potremo essere felici.
Come fare allora? Mi viene in mente un detto popolare: “fare buon viso a cattivo gioco”.
Che significa?
Significa che se siamo in mezzo al mare e non sappiamo nuotare, la paura di annegare ci fa agitare e di conseguenza andare a picco.
Se invece accettiamo la situazione in cui ci troviamo, se al posto di sbracciarci in cerca di aiuto, proviamo a lasciarci andare, sapete cosa accadrebbe?
Galleggeremmo e davanti ai nostri occhi piuttosto che il buio degli abissi, ci sarebbe l’azzurro del cielo.
Al posto della disperazione, la speranza.
“Accettare” è la parola chiave che ci permette di aprire la porta della speranza!
Non è un contro senso, anche se così potrebbe sembrare, è la soluzione, certamente non facile ma più efficace per vivere senza lo sconforto, abbandonando definitivamente quella disperazione che ottenebra la mente ed il cuore.
“Accettare” quel che ci accade ci aiuta a trovarne il senso ultimo e più importante, quello che sistematicamente dimentichiamo, la strada che ci porta alla gioia.. forse non a quella che pensiamo ci serva ma a quella che realmente è fatta per noi, a quella che è risposta ai “progetti di pace” che Dio ha pensato per noi, anche se il più delle volte non li comprendiamo subito.
Fidiamoci, speriamo, alla fine tutto torna, anche le promesse fatte… e nel frattempo staremo certamente meglio di come saremmo stati se lo stesso cammino lo avessimo fatto in compagnia della disperazione.
Buon cammino sul terreno della vita con la chiave che apre la via di uscita, la speranza e la fiducia che siamo chiamati ad essere felici!