“MAL D’ AMORE”: COME SI GUARISCE IN 4 SEMPLICI PASSI

“MAL D’ AMORE”: COME SI GUARISCE IN 4 SEMPLICI PASSI

Molto spesso mi capita, per lavoro o per amicizia, di parlare con persone che soffrono di “mal d’amore”, mi piace definirlo così quel male che come una spina piantata nel cuore, comincia a pungere e fare male quando arrivano le battute finali di una relazione che pensavamo durasse per sempre.

Quando ascolto il racconto di un dolore che pare spezzare il cuore, talvolta sorrido perché lo conosco bene, l’ho vissuto e superato. E’ un dolore dal quale non ci si immunizza e neppure ci si abitua, è sempre nuovo quando arriva ma se si conoscono i passi da fare si supera meglio e più velocemente.

Il mal d’amore è un “male” che, quando è vissuto si  crede essere incurabile e che si aggrava nella misura in cui gli prestiamo, paradossalmente cure ed attenzioni.

È un “male” che non risparmia nessuno: donne, uomini, medici, psicologi, idraulici, studenti, avvocati, ingegneri, artisti, etc.etc.

Tuttavia  colpisce più facilmente chi non ha particolare stima di sé ed abbastanza amor proprio da valutare coscientemente la situazione, il contesto e le proprie risorse.

È un “male” che ferisce il cuore e cosa peggiore fa perdere l’orientamento così che, chi ne soffre, si perde nei meandri delle attese senza tempo e delle rimuginazioni.

Quando questo dolore è particolarmente forte incide sul senso delle cose o della vita stessa così che ogni azione, progetto, idea e persona diversa da quella che amiamo perde senso ed importanza ai nostri occhi.

Cresce dentro il cuore del “malato d’amore” la convinzione di non valere o di non essere abbastanza, di dover sopportare stoicamente la sofferenza o diventarne vittima sacrificando così la possibilità di guardare altrove e di ritrovare la felicità persa.

Quindi, come si guarisce da questo terribile “male”?

La terapia esiste, non è semplice da seguire e la posologia è relativa da caso a caso ma, non è impossibile tornare a star bene.

Primo passo: cambiare la prospettiva e puntare su se stessi i riflettori  ed accettare l’accaduto.

Chiediamoci: Quali risorse ho? Cosa posso fare per me? Cosa potrebbe interessarmi? Cosa potrebbe piarmi fare? (Piuttosto che pensare a cosa ci manchi).

Secondo passo: cambiare coordinate, scegliere quindi una strada diversa che permetta uscire da dove ci siamo arenati.

Chiediamoci: Dove potrei guardare? Quale attuale atteggiamento potrei cambiare? Su cosa potrei convogliare le mie energie in maniera costruttiva? (Piuttosto che perseverare in modalità ed abitudini nocive come ripetersi sempre le stesse cose, lamentarsi, piangere senza fine e non cercarsi alternative).

Terzo passo:  mollare la zavorra che crediamo essere la nostra salvezza ma che invece ci limita.

Chiediamoci: Se non vivessi in maniera così assolutistica questo dolore cosa potrei fare? Dove potrei andare? Cosa potrei pensare?

Quarto passo: iniziare a camminare. Inizialmente i passi saranno piccoli ed incerti ma poi il tempo, e l’esercizio renderanno più spedito il nostro andare.

Non chiedersi niente e provare..

Buon cammino verso quell’“oltre” che meritiamo più della tristezza e della disperazione.

Buon cammino verso l’amore. Quello vero, quello che parte da noi ed è prima per noi.

 

Antonella Petrella