Cenni storici sulla psicologia giuridica in Italia

Cenni storici sulla psicologia giuridica in Italia

In Italia si comincia a parlare di psicologia giuridica agli inizi del 1900, in quegli anni compaiono i primi lavori scientifici ed i primi articoli in materia ad opera di autori quali Renda (1906), Fiore (1909) e De Sanctis (1913).

Tuttavia, solo nel 1925, con la pubblicazione di “Psicologia Giudiziaria” di Enrico Altavilla, docente di Diritto e Procedura Penale, viene sancito ufficialmente l’atto di nascita di una materia che riuscirà ad unire, non con poche difficoltà, all’interno di un atto giuridico, il Diritto e la Psicologia, in un equilibrio tale da garantire, ad entrambe le discipline,  la giusta autonomia.

Il pensiero espresso da Altavilla nella sua pregevole opera, in cui tratta da un punto di vista prettamente psicologico di argomenti quali la testimonianza e la sua attendibilità, le domande suggestive, il contributo della psicologia nella valutazione del reo e la validità dei processi mnestici del testimone, ancora oggi è attuale in quanto sostiene che, per un’efficace applicazione delle leggi penali, occorrono contributi specifici di altre materie quali psicologia, medicina legale e psichiatria oltre al diritto.

Alla pubblicazione del trattato di Altavilla seguirà un lungo periodo di buio per l’emergente disciplina e solo circa 25 anni dopo, nel 1954, con la pubblicazione in italiano del “Manuale di Psicologia Giuridica” di Mira e Lopez e la pubblicazione degli “Atti del convegno nazionale di alcune fra le più urgenti riforme della Procedura Penale” si riaccenderanno i riflettori sulla materia. Nello stesso periodo, inoltre, nasceranno le prime istituzioni in ambito psicogiuridico e gli psicologi otterranno la presenza attiva nei convegni e nelle istituzioni che fino a quel momento erano riservate agli esponenti del mondo del diritto. Nel 1956, per esempio, gli psicologi entreranno a far parte dei collegi dei tribunali dei minori.

Con queste due pubblicazioni e l’inserimento degli psicologi all’interno delle istituzioni si avvierà una ripresa scientifica che purtroppo però non durerà abbastanza da far affermare definitivamente in Italia la psicologia giuridica.

La Psicologia dell’epoca e la psicologia giuridica nello specifico venivano contestate a causa della loro natura teorica, i giuristi infatti, con l’impostazione dogmatica della dottrina giuridica,  si mostravano ostili verso le teorie psicologiche considerate  senza valido fondamento, senza storia e troppo spesso in contrasto tra di loro.

Per un nuovo lancio della disciplina si dovranno aspettare gli anni 70 quando esperti quali De Leo, de Cataldo, Gulotta, Scaparro ed altri, attraverso articoli e pratica professionale, riprenderanno il lavoro già fatto dai pionieri, contribuendo ulteriormente allo sviluppo della psicologia giuridica attraverso attività squisitamente psicologiche nell’ambito penitenziario e criminologico.  È solo allora che si vedrà l’avvio concreto di una disciplina fino al quel momento posta in una zona di penombra, infatti, nel 1977 a Milano nasceranno il “Gruppo di Psicologia Giuridica” e la prima sezione di psicologia giuridica in ambito universitario; alla fine degli anni ‘80 la Facoltà di Psicologia de “La Sapienza” di Roma istituirà il primo insegnamento di psicologia giuridica, nel 1995 verrà attivata la prima cattedra universitaria in materia e, sempre a Roma,  il primo corso di formazione biennale.

Finalmente, nel 1999, per dare maggiore regolamentazione all’operato in tale settore,  l’Associazione Italiana di Psicologia Giuridica stilerà le “Linee guida Deontologiche per lo Psicologo Forense” le quali constano di 17 articoli che riguardano lo specifico lavoro dello psicologo in questo ambito, i suoi doveri e le accortezze da seguire nell’assolvere un compito cosi delicato.

Nell’attuale, la psicologia giuridica sembra aver trovato la giusta collocazione tra le diverse discipline che regolano l’ambito forense, suddividendosi in differenti ambiti di azione:

1.     la psicologia criminale, che si occupa dello studio della personalità di un individuo in quanto autore di un reato, dei concetti di criminalità e devianza, di devianza minorile, dei modelli di analisi e delle teorie interpretative;

2.     la psicologia giudiziaria, che studia la personalità dell’individuo in quanto imputato, nonché le persone che partecipano al processo (giudici, testimoni, avvocati, parti lese). Analizza gli aspetti di responsabilità penale e pericolosità sociale, le strategie e le tattiche in ambito processuale, la vittimologia e la psicologia della testimonianza;

3.     la psicologia forense, riguarda le istituzioni giudiziarie in cui l’aspetto psicologico è importante ai fini della giustizia. In questo ambito gli psicologi, in qualità di esperti, possono collaborare con giudici ed avvocato attraverso perizie e consulenze di ufficio o di parte;

4.     la psicologia penitenziaria e rieducativa, esamina in riferimento all’ordinamento penitenziario (legge 26 luglio 1975 n. 354) sulle misure alternative alla detenzione e sul trattamento individualizzato, i problemi psicologici relativi alla detenzione, attraverso attività di osservazione, sostegno e trattamento del condannato;

5.     la psicologia giuridica civile, che valuta, attraverso consulenze tecniche nei casi di separazione e divorzio e nei casi di adozione, le capacità genitoriali in ordine all’affidamento dei figli e all’adozione nazionale e internazionale;

6.     la psicologia legale, che coordina le nozioni di psicologia esistenti all’interno del codice per contribuire al miglioramento delle leggi attraverso analisi delle categorie giuridiche a rilevanza psicologica.

Il breve viaggio effettuato nella storia della psicologia giuridica mostra come lo psicologo forense, negli anni, abbia guadagnato terreno nel campo della giustizia apportando ad essa un valido contributo ma, non poteva essere altrimenti considerato, come sostengono Gulotta (1987), De Leo e Quadrio (1995), che la collaborazione tra Diritto e Psicologia è naturale essendo entrambe materie che, seppure in maniera diversa, trattano il comportamento dell’uomo.

 

 

Fonti

–       Elementi di psicologia giuridica e di diritto psicologico, Gulotta G., 2002, Giuffrè  editore;

–       La perizia psicologica in ambito civile e penale, storia, sviluppi e pratiche a cura di Abazia L., 2009, Ed. Franco Angeli.