E se il Soldatino di Piombo non tornasse dalla Ballerina? Come non perdere la giusta strada per ricominciare a stare bene.

E se il Soldatino di Piombo non tornasse dalla Ballerina? Come non perdere la giusta strada per ricominciare a stare bene.

Conosciamo la favola del Soldatino di Piombo e della Ballerina di carta e sappiamo che il Soldatino sfida le peggiori intemperie per tornare dalla sua Ballerina.

Ma se la storia avesse un finale diverso?

Se le circostante gli impedissero di tornare?

Se lui scegliesse per un motivo o per un altro di non tornare da lei?

Proviamo ad immaginare cosa accadrebbe.

In entrambe le ipotesi la Ballerina resterebbe sola, soffrirebbe molto e si troverebbe faccia a faccia con un lutto, più o meno reale, da dover elaborare.

Probabilmente si sentirebbe tradita dal fato o dal suo amato.

Rifiutata ed abbandonata.

Piangerebbe, forse si dispererebbe, perderebbe ogni voglia e motivazione per guardare con fiducia e positività al domani.

Non è difficile immaginare che arriverebbe a sentire anche un male fisico.

Potrebbe somatizzare sul corpo il dolore dell’anima.

Secondo i risultati di una ricerca svolta dall’Università del Michigan, condotta dal prof. Ethan Kross, il dolore che si prova per la fine di un amore (o per essere stati rifiutati) è paragonabile al dolore provocato da un trauma fisico, come ad esempio una scottatura o prendere un colpo alla testa, poiché, in entrambi i casi si attivano le stesse aree neuronali.

E’ verosimile anche che la ballerina potrebbe sentire una fitta al cuore, come se si spezzasse.

Un’altra ricerca del Centro cardiologico Monzino, pubblicata sull’European Heart Journal, dimostra che cuore e cervello si parlano e che una forte tristezza, provocata da un lutto o da una delusione d’amore, può danneggiare il cuore.

Addirittura esiste una cardiomiopatia da stress, nota anche come sindrome del cuore infranto, in funzione della quale, i ricercatori dell’università di Aberdeen, in Scozia sostengono che le pene d’amore lasciano un segno reale sul cuore danneggiando, a lungo termine, il muscolo cardiaco.Quindi la Ballerina, prendendo atto di essere stata lasciata, soffrirebbe molto e si troverebbe a fare i conti con l’elaborazione di un lutto emotivo che per superarlo le richiederà l’impiego di tanta forza.

Dovrà intraprendere un viaggio difficile e doloroso.

Dovrà passare attraverso un sentiero buio e pieno di rovi per tornare a beneficiare di un paesaggio migliore.

Dovrà elaborare la perdita toccando fasi che comprendono sentimenti diversi: l’ incredulità, il dolore, la rabbia, forse anche il senso di colpa.

La nostra Ballerina dovrà soprattutto, arrivare ad accettare la perdita e da questa mancanza trovare la spinta motivazionale che le permetterà di ripartire, nel tentativo di trasformare il vuoto in spazio, ristrutturarlo e renderlo nuovamente funzionale.

Quando una persona va via lascia fisicamente ed emotivamente un vuoto nel quale non siamo abituati a stare ma in cui è fondamentale imparare ad abitare per poi uscirne.

In questo processo di rinascita emotiva, la fase iniziale è la più difficile e paradossale, è un vero e proprio incontro con una morte.

La sofferenza esperita in questo momento è più acuta, ci rende più sensibili e fragili, ci fa crede di un avere né forza, né capacità per risalire la china, per cui è importante ribadire alcuni semplici passaggi per tornare a stare bene.

Il primo passo per non fermarsi è, come abbiamo detto, accettare il dolore e starci dentro.

E’ fondamentale non scappare, non evitarlo.

E’ indispensabile affrontarlo.

Il secondo passo è sostare per tutto il tempo necessario in questa fase, poiché darsi la possibilità di sentire il dolore e viverlo darà la opportunità di metabolizzarlo e superarlo meglio.

Il terzo passo è continuare il cammino tenendo conto dell’ostacolo incontrato, ma senza focalizzare la propria attenzione più del dovuto su di esso.

Per quanto possa essere ingombrante, non possiamo ridurre tutta la nostra vita ed il nostro essere ad un singolo aspetto.

Noi siamo tanto altro e tanto di più di quello che pensiamo e, allo stesso tempo, abbiamo tanto di più di quello che vediamo.

Proviamo ad immaginarci come una cassettiera fatta da tanti cassetti.

L’errore che commettiamo quando ci concentriamo in maniera esclusiva su un solo aspetto della nostra vita è simile a quello che facciamo quando ci ostiniamo a riempire solo uno cassetto della cassettiera, lasciando gli altri vuoti.

Bisogna invece tenere conto delle altre risorse che abbiamo, degli altri cassetti a disposizione: quello dell’amicizia, delle passioni, del lavoro, dello studio, della famiglia e cominciare ad utilizzarli di più.

Quando permetteremo che il vuoto torni ad essere spazio, daremo allora alla vita la possibilità di offrirci nuove occasioni di felicità.Il tempo è prezioso ed è auspicabile non sprecarlo. Buon cammino