La filosofia dell’ usa e getta

La filosofia dell’ usa e getta

La filosofia dell’ “usa e getta” è simile alla “pillola al bisogno”, da prendere quando serve.

Somiglia alla teoria alla base del marketing dei fast food: mangia in fretta, spendi poco e vai via subito, per lasciare spazio al prossimo avventore.

Ha un’ evoluzione molto semplice: prendo quello che voglio, quando voglio e perchè voglio. Riempio il vuoto, rispondo al mio immediato bisogno di gratificazione e poi lascio andare.

Quel che resta si cestina.

La filosofia dell’ ”usa e getta “è come lo sportivo amatoriale: “ci sono ma senza impegno “. “Partecipo fin quando mi fa comodo”.

Come le offerte al supermercato che si acquistano in abbondanza (pensando che convenga) senza considerare lo scarto  successivo, perché, dopotutto, è costato poco.

Come il lievito durante il lockdown. C’era chi ne aveva tanto e chi non ne aveva affatto. I primi, in un’ottica di nichilistico egoismo,  inclini alla dialettica persuasiva e comoda dell’usa e getta, non hanno considerato le esigenze dei secondi.

Quella dell’ “usa e getta” è  la logica della solitudine celata dall’inganno della possibilità.

La bugia che nasconde verità scomode  e difficili con cui confrontarsi.

E’ il pensiero alla base della maggior parte delle decisioni: “scelgo secondo i miei esclusivi interessi senza considerare le esigenze degli altri tirati in causa e le conseguenze a cui potrebbero andare incontro”.

“Faccio quello che voglio e gli altri faranno lo stesso”.

Ma non è sempre così.

Non sempre dall’altra parte ci sarà chi segue lo stesso principio utilitaristico.

E quando la differenza emerge, frantuma, irrimediabilmente,  qualcosa o qualcuno e non esiste nessuna “cicatrice d’oro” che regga (come sostiene la famosa tradizione giapponese del Kintsugi).

Una volta rotto quello che era, per quanto di valore fosse, è rotto per sempre.

La solitudine si svela, ma agli occhi di  quelli che già la sanno riconoscere.

In definitiva, nulla cambia se non il guadagno di un pezzo di strada in più per  tutti.

Senza vincitori né vinti.

Però, per chi ha il cuore di coglierlo, c’è il premio dell’esperienza per non farsi ancora male, in un verso o nell’altro.