Le donne, la tomba vuota e l’amore che non è dove si pensa sia

Le donne, la tomba vuota e l’amore che non è dove si pensa sia

Sono una psicologa, psicoterapeuta, non sono una teologa, tanto meno un’esegeta, non sono capace di spiegare né argomentare tecnicamente la Parola di Dio (anche se mi piacerebbe tanto saperlo fare), ma molte volte la meditazione e uno studio del tutto personale, unito alle mie conoscenze in ambito psicologico, mi hanno permesso di trovare tra i versi della Sacra Scrittura un messaggio che mi parlasse al cuore e che mi aprisse gli occhi, facendomi guardare oltre.

Oltre le apparenze.

Oltre i dolori del momento.

Oltre la perdita di speranza

Il Vangelo delle donne che si recano alla tomba è stato da sempre per me motivo di profonda riflessione e grandissimo sostegno.

Questo racconto, ricorre in tutti e quattro i Vangeli, sebbene venga riportato da prospettive differenti. Credo sia proprio la differenza, come spesso accade, motivo di ricchezza, tant’è che una lettura integrata dei quattro passi, fornisce tale dovizia di particolari in grado di arricchire il lettore aprendo innumerevoli scenari e spunti riflessivi.

Nei versi degli evangelisti ricorrono dei temi a me molto cari: il cammino, il buio che cede il passo alla luce, la tenacia delle donne, il riconoscimento dei propri limiti contestualmente al coraggio di provare a superarli. L’amore, il timore per l’abbandono e la prospettiva nuova.

Per questo ora sono qui, senza nessuna presunzione e pretesa, semplicemente a condividere la mia riflessione, sperando che sia motivo di apertura e opportunità per chi si troverà a leggerla.

Potrà sembrare azzardato per qualcuno accostare la Parola di Dio alla psicologia, ma nella consapevolezza piena che fede e psicologia sono e restano ambiti separati, non sono né la prima né probabilmente l’ultima a farlo.

Leggendo i Vangeli delle donne che si recano al sepolcro ho pensato alle persone, uomini e donne, che soffrono di dipendenza affettiva, individuando nelle parole degli Evangelisti, una grande spinta motivazionale per provare ad andare avanti, nella possibilità si staccarsi dallo stallo della dipendenza e magari, trovare anche la forza di chiedere un aiuto appropriato e professionale per superarla.

Quando ancora il sole non sorge le donne si mettono in cammino.

Camminano in fretta lungo la strada che dal Cenacolo le avrebbe portate al Sepolcro.

E’ buio, la strada da fare è ancora tanta. Hanno paura ma anche tanto amore con sé.

Una volta giunte alla tomba, le guardie e una pietra enorme, avrebbero impedito loro di andare avanti ma questo non le ferma.

Lungo percorso si chiedono come potranno eludere la sorveglianza, come sposteranno la pietra per poter andare a piangere il loro Gesù morto e cospargere il suo corpo di balsami e aromi profumati, come a voler lenire il dolore che aveva patito e forse, anche quello che affligge il loro cuore.

Non trovano risposta ma vanno avanti, imperterrite.

Piene di dubbi, riconoscendo la propria fragilità, l’impotenza, e la debolezza.

Sofferenza e timore offuscano la loro mente, mentre il cuore è già frantumato.

La disperazione della perdita del loro amato ha fatto dimenticare alle donne la sua promessa.

Il terzo giorno, aveva promesso, sarebbe risorto.

Giunte, dopo un lungo cammino, al luogo della sepoltura, vengono prese da un grande sgomento.

La pietra che chiudeva l’entrata non c’è più e la tomba è vuota.

Cosa è successo? Dove è il loro amato? Chi lo ha portato via?

Quanti dubbi, quante domande a cui non sanno rispondere.

A cui nessuno avrebbe potuto rispondere se si fosse limitato all’apparenza.

Quanta paura. Quanto dolore.

Una delle donne rimane fuori dal sepolcro a piangere, probabilmente senza più speranza, senza più forza.

Probabilmente sentendosi particolarmente sola e smarrita, priva di certezze e di sostegno.

Probabilmente, realizzando che è tutto finito.

Che non c’è più nulla, neppure un corpo da salutare per un’ultima volta.

Così come capita a chi vive la fine di un amore, con il dolore e il forte senso di abbandono che accompagna questo evento.

L’assenza dell’Amato ha tolto la luce negli occhi di quella donna, li ha riempiti di buio tanto da impedirle di vedere nella tomba vuota il segno più tangibile della Resurrezione, l’inizio di una promessa che stava per realizzarsi.

Il Vangelo dice che quella donna si volta in dietro due volte. La prima come a voler restare nel ricordo del passato, continuando a supplicare di essere messa a conoscenza di dove sia l’Amore. La seconda perché sente che qualcuno la chiama per nome.

Vede un uomo in piedi.

Riconosce Gesù.

Riconosce l’Amore.

Realizza che l’ Amore non è nella tomba.

Si accorge di non aver saputo guardare oltre.

Di non aver letto correttamente gli eventi né di averli riconosciuti.

Ricorda allora la promessa di Gesù, che sarebbe tornato e capisce che l’Amore vero non può portare dolore, né restare in un posto di morte ma vivere ed essere motivo di gioia.

E’ importante per ciascuno di noi capire che non è utile fermarsi dove si crede sia rimasto l’amore e ostinarsi a cercarlo dove si pensa sia, ma non c’è.

Le donne cercano il loro amato tra i morti ma lui non è lì.

Così molte persone, uomini e donne, offuscati dalla sofferenza dell’abbandono causato da una storia finita, si ostinano a cercare l’Amore dove non è, precludendo il loro sguardo ad orizzonti diversi.

Questo Vangelo mi ha insegnato a non ostinarmi a restare in una tomba vuota, a non cercare lì quello che non c’è e ad andare oltre.

A credere che, anche se accade quello che non mi piace e che non vorrei accadesse, può essere l’inizio di una promessa di felicità e di vita nuova.

Vorrei che queste parole fossero anche per voi quella possibilità di volgere lo sguardo ad orizzonti diversi, prendendo in mano la propria vita, chiedendo aiuto se serve ed andando avanti.

Buona Pasqua, Antonella